La terra che trema riempie memoria. Irpinia, 23 novembre 1980
Pubblicato il 20/11/2020
Argomento Fotografia
trema la terra, le vene hanno sangue che geme e ti riempie.
è un fiotto la terra che lotta, sussulta, avviluppa. confonde
la terra che affonda, ti rende sua onda, presente a ogni lato
soffoca il fiato, ti afferra, collutta, si sbatte, si spacca, ti vuole
e combatti, chiede il contatto, ti attacca, ti abbatte. è fuoco
la terra del dopo risucchia di poco le crepe: la terra che trema
riempie memoria. ti stana, si affrange, ti strema, è padrona.
Domenico Cipriano, Novembre, 2010
La sera del 23 novembre 1980, alle ore 19.34, la terra tremò in larga parte dell’Italia del sud. La scossa principale - magnitudo M 6.9 con epicentro tra le province di Avellino, Salerno e Potenza - ebbe effetti devastanti soprattutto in Irpinia. I comuni più colpiti furono Castelnuovo di Conza, Conza della Campania, Laviano, Lioni, Teora, Sant'Angelo dei Lombardi, Senerchia, Calabritto, Calitri e Santomenna.
Il 24 novembre venne dichiarato lo stato di calamità naturale e istituito il Commissariato Straordinario del Governo per le zone terremotate della Campania e della Basilicata, presieduto dall’on. Giuseppe Zamberletti.
Compito del Commissariato era di provvedere tempestivamente ai soccorsi, progettando allo stesso tempo la più efficace ripresa delle normali attività. Subito emerse la sostanziale mancanza di dati conoscitivi relativi alle varie componenti del territorio interessato dal sisma, che per la sua ampiezza e la natura stessa del terreno– a cavallo della catena appenninica- si presentava particolarmente complesso.
Il Ministero dei Beni Culturali fu anch’esso coinvolto, a cominciare dalle attività delle Soprintendenze territoriali più direttamente interessate dagli effetti del sisma fino agli uffici che potevano fornire dati utili al lavoro del Commissariato: tra questi l’Aerofototeca Nazionale (AFN) dell’ICCD, diretta da Giovanna Alvisi, ebbe un compito particolarmente importante.
Immediatamente dopo il sisma AFN interruppe l’attività ordinaria per realizzare, in tempi rapidi, la stampa di tutto il materiale aerofotografico relativo alle zone terremotate. Le fotografie, quasi esclusivamente del fondo ESACTA, complete dei fotoindici e di tutte le indicazioni tecniche, vennero inviate all’Ufficio del Commissario straordinario.
Per 113 comuni su 547 esistenti, le immagini risultavano le uniche esistenti dopo il rilevamento GAI (c.d. Volo Base) del 1954.
G. Alvisi, Attività dell’ICCD 1980, p. 26
Le foto aeree fornivano due tipi di dati: indicazioni per gli interventi della 2a fase di emergenza (individuazione di aree in cui posizionare i prefabbricati, ripristino della rete viaria, determinazione delle zone a maggior rischio di frana, prima valutazione dei danni). In seconda istanza, dovevano costituire – insieme ai rilievi effettuati dall’IGM subito dopo il sisma- la base per lo studio delle caratteristiche geomorfologiche del terreno, sia in vista della ricostruzione, sia per individuare le aree idonee ad accogliere nuovi abitati in sostituzione di quelli distrutti e troppo soggetti a rischio.
Successivamente, AFN procurò anche copie delle campagne di riprese aeree sulla zona del sisma, tra le quali quelle verticali dell’Aeronautica Militare e quelle prospettiche della società Aerotop-Lisandrelli.
Qui Flickr una scelta delle foto AFN sulle aree terremotate.
Qui alcuni contributi sull’uso della fotografia aerea in contesti di calamità naturale, tratti da Lo sguardo di Icaro. Le collezioni dell’AFN per la conoscenza del territorio, 2003.
Qui la storymap dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) che racconta il tragico impatto di questo terremoto attraverso mappe interattive, narrazione, testimonianze, immagini e video.