ICCD ospita la mostra fotografica There’s plenty of room at the bottom
Pubblicato il 18/11/2024
Argomento Fotografia
Mercoledì 27 Novembre alle ore 18.00, l’Associazione On Image presenta presso l'ICCD – Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione di Roma la prima restituzione del progetto dell’artista Giorgio Di Noto (1990) “There’s plenty of room at the bottom”. La mostra, le cui opere sono state realizzate con il sostegno del MiC e SIAE nell’ambito del programma “Per Chi Crea”, sarà aperta al pubblico da giovedì 28 novembre 2024 fino a venerdì 17 gennaio 2025.
Il giorno dell’inaugurazione interverranno Carlo Birrozzi (Direttore ICCD), Giorgio Di Noto (artista), Carlotta Valente (artista), Arianna Catania (Curatrice e presidente Associazione On Image), Giangavino Pazzola (Curatore CAMERA Torino e programma FUTURES), Iole Venditti (Professoressa Università degli studi di Roma Tre), Alessia Cedola (Istituto di Nanotecnologia Cnr), Maja de Simoni (Responsabile comunicazione Elettra Sincrotrone di Trieste), Silvia Checchi (Conservatrice ICCD).
Giorgio Di Noto presenta una ricerca visiva sul rapporto tra fotografia e nanotecnologia, un’indagine sulla luce e la materia, sul visibile e l’invisibile, attraverso una serie di opere sperimentali. L’artista romano, grazie alla fondamentale collaborazione con Carlotta Valente e al supporto tecnico di Joaquin Paredes, ha cercato così di rappresentare, da un punto di vista sia concettuale che materico, un’indagine visuale sulle possibili connessioni tra una scienza che studia un mondo invisibile e una tecnologia che rappresenta, apparentemente, il mondo visibile. Utilizzando il più antico, prezioso e in un certo senso pericoloso procedimento fotografico della storia, la dagherrotipia, a confronto con una delle più contemporanee e tecnologicamente avanzate applicazioni scientifiche.
There’s plenty of room at the bottom è il titolo di un discorso del 1959 del fisico Richard Feynman ed è considerato il primo riferimento scientifico alle potenzialità delle nanotecnologie: “Cosa succederebbe se potessimo disporre gli atomi uno per uno come vogliamo?”.
Partendo da questa ispirazione Giorgio Di Noto ha lavorato in due importanti Istituti italiani: l’Istituto di Nanotecnologia CNR Nanotec di Lecce e il Sincrotrone Elettra di Trieste. Qui si è addentrato nel mondo delle nanoscienze attraverso la fotografia, con l’intento di indagare questo possibile e inaspettato legame. La nanotecnologia ha infatti un rapporto speciale con la fotografia: il dagherrotipo, il primo processo fotografico della storia, è stato infatti identificato come uno dei primi esempi (inconsapevoli) di nanotecnologia. Per questo motivo, quelle lastre che in passato erano spesso chiamate “mirror with a memory”, restituiscono immagini cangianti, contemporaneamente negative e positive, dei veri e propri specchi su cui appaiono fotografie monocromatiche ma con varie sfumature di colore dovute proprio alle nanoparticelle metalliche sulla superficie, come evidenzia il testo in mostra del Dott. Vittorio Aita, ricercatore in nanotecnologie e plasmonica al King’s College London.
Altri esempi di nanotecnologia nella storia e in natura, come le foglie di loto o la Coppa di Licurgo di epoca romana, sono diventati un ulteriore livello di ricerca che ha portato Di Noto ad ampliare soggetti e tecniche che, presentati qui per la prima volta, entrano in dialogo con i dagherrotipi e le altre stampe fotografiche.
Le opere realizzate saranno esposte presso l’ICCD - Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione di Roma, con il quale Di Noto ha collaborato nell’ambito della sua ricerca sulle pratiche di produzione e conservazione di dagherrotipi contemporanei. Nella mostra sarà presente anche un video realizzato da Vincenzo Farenza, che ha registrato diverse interviste e ha seguito tutte le fasi della produzione.
Il progetto There's plenty of room at the bottom è tra i vincitori del bando "Per Chi Crea - Nuove Opere” 2023 promosso da MiC e SIAE, e organizzato dall’Associazione On Image, grazie al quale è stata finanziata la ricerca e la produzione delle opere.